Un tenore di vita modesto a tavola era tenuto anche dai canonici e dal basso clero dove l’alimentazione era costituita da ceci e fagioli, cavoli, zuppe, cipolle, insalata, uova, formaggi e raramente carne. Il piatto principale era costituito principalmente dalle carni. Erano usate quelle vaccine, di agnello, di castrato e volatili come pollastri, conigli e piccioni. Al piatto principale seguivano i formaggi, tra cui il cacio pecorino e la ricotta. Al termine del pasto seguivano i dolci e la frutta. Queste pietanze costituivano il “Pranzo dei 3 Vescovi”, un evento storico che si è svolto nella città di San Severino Marche.
Questo evento è spesso associato alla figura di tre vescovi che, durante il Cinquecento, si sarebbero incontrati in occasione di una grande festività religiosa, sociale o di corte.
Il pasto, come evento sociale, non era solo un momento di condivisione del cibo, ma anche come scambio di idee e rafforzamento delle alleanze ecclesiastiche.

L’arte dolciaria ha acquisito importanza nei conventi del Seicento, in un periodo in cui i monasteri erano veri e propri centri di ricerca e sperimentazione. Questi luoghi sacri non erano solo dediti alla preghiera e alla meditazione, ma si impegnavano attivamente nell’analisi e nel miglioramento delle risorse del territorio. Tale attività era svolta principalmente da studiose religiose come Ildegarda de Bingen e Suor Ine de la Cruz, che utilizzavano le conoscenze acquisite per perfezionare le ricette nei laboratori gastronomici dei conventi.
Questa tradizione culinaria raffinata si manifestava soprattutto nella pasticceria. Nei conventi di Loro Piceno, San Severino Marche, Serra de Conti, Ussita e Pioraco, l’arte dolciaria veniva applicata con grande maestria e dedizione. Le suore pasticcere realizzavano dolci tradizionali come torte pasquali e natalizie, paste di mandorle e agnelletto pasquale, che diventavano parte integrante delle celebrazioni religiose e delle festività.
Questo non solo arricchiva la vita comunitaria del convento, ma contribuiva anche a diffondere la fama delle loro creazioni oltre i confini monastici. I dolci prodotti in questi laboratori gastronomici conventuali erano apprezzati per la loro qualità e raffinatezza, e questa tradizione culinaria continua a essere celebrata e tramandata fino ai giorni nostri.