La cucina del Settecento

L’arte casearia ha visto un importante sviluppo a partire dal Settecento e le fosse utilizzate per stagionare le forme di pecorino testimoniano una pratica antica e radicata nel territorio. Questa tradizione casearia, che si tramanda di generazione in generazione, contribuisce a mantenere viva la cultura gastronomica delle Marche. 
Parallelamente, le Marche vantano anche una ricca tradizione nel campo dei liquori. Il Mistrà, una bevanda alcolica aromatizzata all’anice, rappresenta un esempio significativo di questa tradizione. L’antica ricetta liquoristica “Per fare il Mistrà da usarsi per le bibite” proviene da un anonimo ricettario manoscritto di farmacia del Settecento e dimostra l’interesse per la produzione di bevande. Il Mistrà era originariamente utilizzato come digestivo e tonico, e veniva prodotto con ingredienti locali, come l’anice verde e altre erbe aromatiche. 

Queste tradizioni dell’arte casearia e della liquoristica non solo arricchiscono la cucina marchigiana, ma rappresentano anche un patrimonio da preservare e tramandare alle future generazioni. 

Nel Settecento Antonio Nebbia, noto chef e gastronomo marchigiano, ha sicuramente influenzato la scena culinaria regionale con il suo approccio innovativo alla cucina delle Marche, ma il suo lavoro si collega anche alle ricette tradizionali di San Severino Marche. 
Questo legame risiede quindi nella rivisitazione creativa, una sorta di omaggio alla storia gastronomica della regione rivista in chiave moderna che ha saputo guardare all’innovazione e alla valorizzazione del patrimonio culinario. 

Ritratto di Antonio Nebbia da “Il Cuoco Maceratese”, Macerata, 1786. Riproduzione digitale dell’originale realizzata da Diego Cesetti Roscini

Le ricette tradizionali di San Severino Marche affondano le radici in una cucina rustica e povera, che sfruttava gli ingredienti locali a disposizione come i legumi, i formaggi, la carne di maiale e i prodotti della terra.  
Questi piatti, spesso, raccontano storie di vita contadina strettamente connessi alla stagionalità e alla cultura del nostro territorio. Piatti come la “cacciagione”, i cappelletti, i vincisgrassi (una sorta di lasagna tipica delle Marche) e vari stufati e arrosti di carne sono tra le tradizioni più radicate. 

Antonio Nebbia, pur mantenendo rispetto per queste tradizioni, ha saputo rielaborarle in chiave moderna cercando di rimanere sempre fedele ai sapori e agli ingredienti tipici della tradizione marchigiana, creando così un ponte tra il passato e il presente della cucina regionale.